Reddito di cittadinanza by Stefano Feltri

Reddito di cittadinanza by Stefano Feltri

autore:Stefano Feltri [Feltri, Stefano]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Literary Collections, General, Political Science, Public Policy, Social Services & Welfare
ISBN: 9788899784508
Google: vLEetAEACAAJ
editore: PaperFIRST
pubblicato: 2018-05-10T22:00:00+00:00


Gli aiuti strabici

Non è tutta colpa della crisi. Se la situazione di chi è nella parte più bassa della scala sociale è così degenerata in questi anni la responsabilità è anche di politiche sbagliate o, quantomeno, fuori bersaglio, che hanno trascurato proprio chi era più bisognoso d’aiuto. Se si considerano i trasferimenti monetari di tipo assistenziale nei principali Paesi europei, si osserva che l’Italia è un caso particolare: è lo Stato che distribuisce meno soldi ai più poveri (chi sta nel primo quintile di reddito, quindi nel 20% più povero della popolazione) e che assegna la quota maggiore a chi ne ha, relativamente, meno bisogno perché si colloca nei quintili superiori, dove ci sono le famiglie con redditi medio alti.

I risultati di uno studio dell’Istituto per la ricerca sociale e del Centro analisi politiche pubbliche dell’Università di Modena e Reggio Emilia sulla spesa sociale del 2014 sono impressionanti: i soldi impiegati in assistenza pubblica sono tanti, 72 miliardi di euro, pari al 4,5% del Pil, ma vengono distribuiti male. Al 44% delle famiglie in povertà assoluta non arriva un solo centesimo dei 53 miliardi di trasferimenti monetari gestiti dall’Inps. Sono escluse anche il 24% di quelle in povertà relativa e, allargando lo sguardo, il 28% di quelle che stanno nel primo decile di Isee (l’Indicatore che misura redditi e patrimonio). Stiamo parlando, in quest’ultimo caso, di famiglie che hanno un reddito disponibile equivalente di circa 7.000 euro all’anno. Eppure non ricevono un soldo dallo Stato che pure è, sulla carta, così generoso.

Se consideriamo i soli interventi che hanno l’obiettivo specifico di integrare i redditi familiari insufficienti, la situazione non sembra migliore: il 36% di questi soldi va a famiglie che stanno nei cinque decili superiori dell’Isee, cioè che appartengono alla metà della popolazione più benestante. Tradotto: sono soldi che vanno a chi non ne ha bisogno mentre chi è davvero in difficoltà riceve molto meno di quello che gli sarebbe necessario per migliorare la propria qualità della vita. Come si spiega lo strabismo del nostro welfare? Lo studio dell’Istituto per la ricerca sociale e dell’Università di Modena e Reggio suggerisce una risposta. Ci sono troppi interventi di integrazione al reddito che non considerano la reale situazione economica del singolo individuo, ma soltanto il reddito, ignorando il patrimonio. Ogni anno oltre 16 miliardi di euro vengono spesi per l’assegno sociale e la pensione minima, cioè somme versate agli italiani con più di 65 anni che hanno un reddito inferiore ai minimi di legge anche se non hanno versato contributi oppure se hanno una pensione più bassa del minimo fissato dall’Inps. Non considerare il patrimonio – che in Italia è soprattutto la casa – porta a storture, cioè a premiare chi non ne ha davvero bisogno sottraendo risorse a chi invece chiede aiuto. Si parla di importi bassi, presi singolarmente, ma visto che riguardano milioni di soggetti la somma finale è molto rilevante. Il risultato di questo approccio è che oltre il 96% delle risorse destinate al contrasto della povertà sono assorbite



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